30 Mar Domenica 2 aprile nel ricordo di Mario Rivara
Collocato tra i due Grandi Premi, il sottoclou di domenica 2 aprile è dedicato alla memoria del grande 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒐 𝑹𝒊𝒗𝒂𝒓𝒂 driver che ha fatto buona parte della storia ippica dell’Arcoveggio, scomparso qualche anno fa, ma che ha lasciato un importante ricordo in tutti gli appassionati di ippica bolognese e nazionale.
Classe 1944 , Mario Rivara nasce nel Piacentino, a Fiorenzuola e si rivela giovanissimo come grande talento delle redini lunghe regalando all’esigente pubblico dell’Arcoveggio a Bologna e della Ghirlandina a Modena, guidate di primordine che lo portarono in breve di diventare l’emblema del trotto emiliano.
Leggendari gli spettacolari match inscenati con i migliori driver dei decenni ruggenti che vanno dai 60 agli 80 del secolo scorso, Giancarlo Baldi, Luciano Bechicchi, Eros Martelli e i prestigiosi ed agguerriti ospiti Edy Gubellini, i fratelli Guzzinati, Vivaldo Baldi e Nello Bellei, successivamente con i loro eredi, Lorenzo, Pippo , Andrea ed Enrico, citati per nome e spesso venuti ad attingere al pozzo di esperienze del piccolo grande “Marietto” o “Rivera”, come lo battezzò una colonna del parterre felsineo. Mario Rivara è stato l’antesignano del ruolo di catch driver, un riferimento per gli allenatori che da fuori piazza affrontavano la trasferta in Via di Corticella a Bologna, ma i grandi campioni sono sbocciati tra le sue mani, grazie ai suoi accorgimenti e ad un proverbiale fiuto da talent scout, arrivando a vincere un insperato Lotteria, il canadese Contingent Fee, un Derby da assoluto outsider, l’elegante Gitana D’Asolo, le maratone milanesi del Gran Premio Encat , il granitico Dorsten, senza dimenticare le volate mozzafiato dello statuario Rapid Effe, i percorsi arrembanti di Eclissi Lunare, il capolavoro tattico del Giovanardi di Cortez Gar, i rimpianti dell’incompiuto Piccardo e le brillanti improvvisazione alle redini di Patroclo e Waymaker. Iconiche le giubbe indossate, dalla bolognese Cebora, della famiglia Generali, alla Cesar dei trevigiani Cester, i proprietari di Waymaker, l’aquila nera in campo azzurro della Scuderia del Figlio dei signori Piva ed il cuore rossoverde di Biasuzzi, l’austero verde con croce di Lorena rossa di Gianfranco Aggio e della Contessa Labia e le diverse declinazioni cui fa capo la Famiglia Fraccari, siano esse, Gardesana e Dei Chicchi, Tre Bessi , sempre indossate con il cuore, l’amore ed il grande rispetto per i copiosi investimenti di signori d’altri tempi. Perfetto in sulky, plastico e deciso, spettacolare ed astuto, Mario Rivara faceva scattare all’unisono i sedili del Savio e dell’Arcoveggio quando al paletto degli ultimi 600 metri di corsa portava all’attacco i suoi allievi, oppure quando, inscenando corse all’avanguardia, tentava una fuga spesso conclusa con un’applaudita vittoria. Molti gli amici e gli allievi, su tutti Batista Congiu, ed un indelebile ricordo di Mario a bordo pista, con la Nazionale sempre tra le labbra e lo sguardo oltre lo steccato a cercare un campione per il prossimo domani.